Incontri. 1 – Andrea e Tommaso

La strada è fatta di fatica, sudore, soddisfazione e, soprattutto se cammini da solo, di incontri. Nei prossimi post parlerò proprio degli incontri significativi fatti in poco meno di due settimane tra Cielo e GEA e che non ho avuto modo di approfondire nei miei racconti giornalieri. Di alcune persone nemmeno conosco il nome, ciononostante hanno lasciato una traccia profonda nella mia avventura. Queste sono le loro storie…

Sono le 16.00 di lunedì 16 Luglio. È oramai poco più di un’ora che sono arrivato nei pressi del campeggio Il Capanno, proprio sopra Badia Prataglia. La tappa odierna è stata piuttosto lunga. Il corpo ha ancora da abituarsi completamente al ritmo dei passi. Arrivato a destinazione e tolti gli scarponi, i piedi erano dolenti. Così mi sono messo ad attendere per un’oretta comodamente seduto davanti al ristorante, in quanto solo alle quattro la reception del camping avrebbe aperto per il turno pomeridiano.

Chiamo il numero di Andrea. È così che si chiama il gestore, come leggo sulla bacheca all’ingresso del camping. – Entra pure, – mi dice al telefono – c’è mio figlio Tommaso che ti indicherà tutto. Io sarò là tra venti minuti.

Perciò entro nel grande campeggio. Per qualche motivo, le roulotte disposte sulla mia destra stonano con la natura stupenda che incornicia il camping. L’aria è molto fresca, nonostante un sole ancora splendente. Qualche nube sta comparendo all’orizzonte.

Arrivo in fondo alla strada interna. Non mi posso sbagliare: un giovane ragazzo dai corti capelli scuri e riccioli sta pulendo con scopa e rastrello il piazzale davanti ai servizi comuni del campeggio: bagni, docce, lavabi. C’è tanto da pulire: terra, foglie e rami portati dal violento nubifragio della scorsa notte. Guardo il cielo. Il vento sta portando le nubi proprio nella nostra direzione.

– Tommaso? – chiedo. – Si, ciao, ti aspettavo. La vostra tenda è pronta, te la faccio vedere. – Riccardo e Federico verranno stasera e, non possedendo una tenda per tre, ne abbiamo chiesta una in dotazione al campeggio.

Tommaso mi accompagna alla tenda, perfettamente montata e con tanto di doppio materasso che copre tutto lo spazio interno, direi adatto a quattro persone, più che a tre. Un lusso, penso io. Mai abituato ad avere una simile comodità dentro una tenda.

– Aspetta che ora ti vengo a pulire l’avantenda, – intende lo spazio appena esterno alla tenda, coperto dal sovrattelo superiore e che è stato intelligentemente “pavimentato” grazie a un telo di plastica decorato in stile parquet. – Scusami, ma abbiamo montato la tenda ieri e avendo piovuto moltissimo stanotte è rimasta un po’ di terra sul telo. Abbiamo avuto molto da fare oggi e non abbiamo fatto in tempo a pulire. – Tommaso è davvero molto gentile e lo rincuoro perché non mi sarei mai e poi mai aspettato di avere l’avantenda nè pavimentato nè tantomeno pulito.

Nemmeno cinque minuti dopo il giovane Tommaso torna con secchio, detersivo, e straccio per mettere a lucido il piccolo avantenda. Fa uno strano effetto sentirsi serviti e riveriti sapendo di dormire in tenda, in montagna. Ciononostante nei modi di Tommaso non c’è ostentazione o manierismo, quanto una sana e genuina attenzione all’accoglienza, che penso non si trovi nemmeno in qualsivoglia hotel a cinque stelle.

Ringrazio Tommaso, prendo gli indumenti usati per camminare e mi dirigo ancora verso il piazzale dei servizi comuni, per fare il bucato quotidiano. Butto ancora un occhio al cielo: si sta chiudendo.

Mentre mi incammino, noto ora un giovane signore, in jeans e camicia blu a quadretti, con rastrello e ramazza in mano, anch’egli intento nelle pulizie con Tommaso. I suoi capelli scuri e riccioli, seppur un po’ più lunghi, e la simile fisionomia rivelano una notevole somiglianza con Tommaso. Si tratta sicuramente di suo padre Andrea. Visto da lontano, sembra proprio danzare mentre rastrella. Mi avvicino e sale il volume di una inconsueta (quantomeno per la solennità della natura che ci avvolge) ritmica raggae, proveniente da uno stereo situato proprio dietro Andrea. Eh sì, sta proprio danzando a tempo di musica mentre rastrella.

Mi presento; Andrea mi saluta calorosamente e dopo pochi convenevoli decido di lasciarlo lavorare; ci saremmo visti una decina di minuti dopo, per saldare il contro della notte. Mi accorgo, mentre faccio il bucato al lavatoio lì accanto, che il buonumore di Andrea è contagioso. Lo sento canticchiare e non posso far altro che lavare anche io i miei panni a tempo di musica, nonostante mi chieda come faranno ad asciugarsi.

§§§

Sono in tenda, mentre scrivo sul cellulare il mio consueto resoconto giornaliero per il blog. Il cielo è ormai completamente coperto e in lontananza si sentono dei tuoni. Sento dei passi avvicinarsi. Non può essere che Andrea. Esco. Mi chiede da dove vengo e dove vado. Gli spiego della mia avventura. È davvero molto incuriosito e parliamo del percorso, delle tappe, dell’equipaggiamento e del fine benefico della mia camminata… Inizia a sgocciolare, ma non ci badiamo. I miei panni sono stesi ad una decina di metri, ma resteranno lì. Nel frattempo è tornato Tommaso, con tre cuscini e due lenzuola matrimoniali. Ancora un’altra inaspettata sorpresa! Non so come ringraziare. Tommaso si unisce alla nostra chiacchierata.

Mi parlano delle grandinata della notte precedente e di quanto il tempo influenzi l’andamento della stagione. Parliamo del tesoro, le foreste Casentinesi, che hanno intorno e di come non siano tantissime le persone che arrivano fin qui per godere della sua bellezza. È davvero un peccato, confermo io, perché per un escursionista questa zona è una delle più belle d’Italia. Parliamo della gestione del camping e delle sue problematiche. Parliamo delle loro e delle mie esperienze passate, più o meno belle. Parliamo di qualche conoscenza comune: è incredibile ma, a prescindere da dove sei, la trovi sempre.

Passa abbondantemente più di un’ora. Ad ogni istante sono travolto dalla semplicità e dallo spirito di accoglienza di Andrea e Tommaso. Due generazioni diverse, ma che condividono un insieme di valori sani e limpidi. Penso che Andrea abbia fatto un lavoro eccellente nel trasmetterli al figlio poco più che ventenne, che ha dimostrato, in queste poche ore, di essere un ragazzo esemplare.

È arrivata l’ora di tornare a casa. Li ringrazio per la compagnia. Mi augurano buona fortuna per il resto della camminata. Ci salutiamo calorosamente.

§§§

È mattina. Abbiamo dormito davvero poco. Il temporale è durato fino alle tre di notte, violentissimo. La tenda ha retto molto bene, ma tanta acqua è scorsa sotto, riemergendo nell’avantenda e portando con sé una quantità di terra. Come quella che Tommaso aveva diligentemente pulito, solo poche ore prima, con secchio e straccio.

Ripartiamo per un nuovo giorno di cammino. Mi volto indietro per un ultimo sguardo al camping. Ripenso a tutto il lavoro che hanno fatto Andrea e Tommaso per pulire il piazzale. Oggi probabilmente dovranno fare lo stesso, di nuovo. Ma sempre a ritmo di raggae.

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